Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

dell' incipit.del Canzoniere, fondata- con un'anticipaziope che può apparire straordinaria - sullo studio delle varianti d'autore, quale risultavano da un autografo («alcune carte scritte di mano medesima del poeta»), ora perduto. In particolare, con la sostituzione di «ond'io» a «de quai», «essendo ella voce [«onde»] più rotonda e più sonora per le due consonanti che vi sono, e più piena�,. Lo sguardo del Bembo, come si vede, penetra sino alla lettera, andando ben oltre la generica - e in fondo metaforicistica - enunziazione di qualificativi («gravi, alte, sonanti», ecc.) della quale poco sopra si era, riprendendo la tradizione della retorica latina, giovato. Non sorprende allora di trovare, nelle Prose, ampi riferimenti al nesso tra suono ed espressività nell'impiego delle vocali e di una serie di consonanti, attraverso una attenta indagine che non solo tien conto dell'iter etimologico dei fonemi, ma si spinge a ricercare da quali modalità materiali, fisiche, della fonazione essi traggono le proprie peculiari caratteristiche. Ed ecco la A render «miglior suono» in quanto «ella più spirito manda fuori, perciò che con più aperte labbia n 'l manda fuori»; la O «allo spirito della quale mandar fuori, le labbia alquanto in fuori si sporgono e in cerchio, il che ritondo e sonoro ne 'l fa uscire» (II, X), e così via. Notazioni, certo, in parte anche opinabili, ma che testimoniano - al pari dell'altrettanto sottile esplorazione del possibile significato del genere «maschio» e «femina» delle parole - di quanto intima, direi appassionata, fosse da parte del Bembo la sua frequentazione della lingua. Un vero e proprio «amore della parola», come ha scritto Ettore Bonora nel profilo dedicato a questo autore nella Storia della letteratura italiana Garzanti11 • 3. La contraddizione che 'l consente Quel finissimo critico e teorico della lingua e della let107

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