Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

ternandosi di un doppio grado di distanziazione finzionale, il rapporto soldato/pantera sembra recidere supplementarmente i legami con la normalità di ciò che è diretto, immediatamente collegabile a un armamentario di dati. Intendo dire che anche la tecnica dei livelli disgradanti concorre a costituire il luogo nel quale possa prodursi l'abnorme, o come preferirei dire, il nostro caso forte. Esso si cerchia come nel fondo di un cannocchiale capovolto. Il luogo di Eros Questo luogo diegetico ostentatorio ha peraltro un nome - un nome addirittura geografico!: è il deserto. Accanto a una giustificazione logica (dove potrebbe darsi, se non nel deserto, un connubio per dir così allo stato puro, uomo/belva), ne esibisce una metalogica della propria necessità. Certo è il luogo dove il soldato smarrito deve fare i conti con la presenza della pantera - eppoi addirittura farne ménage, mentre aspetta l'improbabile comparsa dei commilitoni; ed è pure il luogo (comune) letterario che consente a Balzac qualche envolée lirico-descrittiva, nel gusto, peraltro discreto, dell'«orientalismo» d'epoca. Ma esso è soprattutto - intendo ai fini di questa nota - un luogo dell'ordine simbolico, e lo dichiara l'ultima battuta del racconto, di bocca del vecchio soldato impazientito: «C'est le Dieu sans les hommes... ». Che va letto, io credo, così: il luogo, fuori dai limiti ma anche dalle protezioni costruiti dall'uomo, dove domina esclusivamente Dio: ma appunto, il dio Eros, padrone assoluto come la morte. Da una gatta a... Una prima analisi linguistico-figurale del racconto porta 10

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