Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

e di (diè vanto -di vend[icar]). Altisonante il v. 6, chiastico giacché re è seguito al centro da diè, provvisto d'accento (inconsueto) di 9a: d'AgramANTe lor rE, che si diÈvaNTo, a cui possiamo accostare Jnf. II 25, Per quest'ANData ONDe li dai tu vANTo, anch'esso ben funzionale al significato. Il greve imperator richiama con gruppo di cinque lettere IMPREse 2, e mentre opera, come s'è sentito, con mORTe, volge a D'ORlando dell'ottava seguente: Dirò D'ORlando in un medesmo tratto (Orlando accentato in 4a come Carlo). Molto simile alla costruzione fonico-semantica dell'ottava proemiale è quel che avviene nell'ott. 58 del c. XVII, dove amor e morte si stringono in una testura tra le più petrarchescamente accurate del Furioso: Quivi attendiamo infin che steso all' ombra d'un bosco opaco il nasuto Orco dORMA. Chi lungo il MAR, chi verso il monte sgombra: sol Norandin non vuol seguir no str'ORMA. L'AMOR de la sua donna sì lo 'ngombra, eh'alla grotta TORnar vuol fra la TORMA, né paRTirsene mai sin alla MORTE, se non racquista la fedel consORTE. Torma, che turba il v. 6 in attesa di morte, non è impiegato nel Canzoniere di Petrarca, dove (son. CXXXII, che comincia S'Amar non è) TORMEnto è seguito da morte e da nuovo anagramma, tremo. Né sorprenderà che tormento alloggi con morte nello stesso v. 21 di Purg. XXVII: qui può esser TORMEnto, ma non MORTE. Torma compare nella Commedia due volte: in Jnf. XVI 4sg. è interno fra gli interni ombre (che ripercuote rimbombo: rombo) e martiro (il v. 7 avvia la rima in -embri); in Jnf. XXX 39sg. rima con forma: norma ripigliando AMORe (stretto ad amica come torma· a donna, da cui non fugge Donati). Anche meno sorprenderà che tormento e morte già segnano di loro presenza la canzone di Cavalcanti lo non pensava: 66

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