Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

ripreso omometricamente in tesi da iRE (d'Africa il maRE -seguendo l'iRE), che opera con furori al modo difuro con Mori. È così accortamente fatto il disegno del pensiero che mare separa Francia da Africa, e questi due lessemi si raggiungono anafonicamente: senza In/ sarebbe un anagramma perfetto. E come furo torna con furori, così da mare-ire si stacca re, che fa spiccata cesura ossitona a maiore: d'Agramante lor re, parallelo a Le donne, i cavallier. Già è stato notato che giovenil furori rimena giovenil errore nella stessa sede nel sonetto proemiale del Canzoniere petrarchesco4. Ma perché sia detto «tutto» bisogna dunque che, prima del palindromo a fin di verso da AMORi a ROMAno entri morte col suo tocco dentale sordo che basta a dirottare lOR RE del verso precedente: il duro tocco segna nettamente la conclusione dell'ottava. Si aspetta questa sorda e, accolta, ci si avvede che abita come «morte» nell'ottava anche meglio di «amor»: morte è infatti quasi interamente contenuto in cORTEsie. Si ricordi com'è duramente segnato Inf. XIII 66: MORTE comune e de le CORTI vizio; e come cortesia e mortal s'inseguono nella za terzina del sonetto di Petrarca sopra il ritratto di Laura dipinto da Simone Martini: CORTesia fe'; né la potea far poi I che fu disceso a provar caldo et gielo, I et del mORTal sentiron gli occhi suoi. Con morte lavora imperaTOR, e l'ingorgo di /r/, imperatoR Romano, non è solo inusitato, anticipato com'è da loR Re, pure impensabile in una testura della Commedia o del Canzoniere petrarchesco. Certamente aspro è questo verso: a vendiCAR la moRTe di TRoiano, di una asperitas che ricorda le Arpie dantesche, Inf. XIII 1 lsg: che cacciar de la STRofade i TRoiani I con TRisto annunzio di futuro danno. Se l'elemento portante dell'ottava è questa classica costruzione isofonico-isosemica da arme-amori a morte , non vanno però trascurati altri funzionali fenomeni di suono. 63

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