Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

poi in Scrittori d'oggi, serie IV, Bari, Laterza, 1946; quindi in Ragguagli di Parnaso dal Carducci agli scrittori d'oggi, a cura di G. Galimberti, Milano-Napoli, Ricciardi, 1967, vol. III. 12 Sulla concretezza del dialetto si veda quanto scrive il linguista svizzero Ottavio Lurati: «Il dialetto è concretezza. L'intrinseca natura della comunicazione orale che obbliga ad una relazione diretta tra significante e referente ha già di per sé un notevole effetto in questo senso. Il significante di ogni termine è ratificato non in astratto, ma in una successione di situazioni concrete, è accompagnato da inflessioni vocali e gestuali: tutto ciò tende a particolarizzare, a concretare la denotazione specifica di un termine. Ma la concretezza, o quanto meno propensione alla concretezza, del dialetto è soprattutto dovuta alla mentalità, ai modi e condizioni di vita del popolo» (O. Lurati, Dialetto e italiano regionale nella Svizzera Italiana, Lugano, Banca Solari & Blum, 1976, p. 16). Lurati fornisce alcuni esempi della tendenza rilevata: evoluzioni semantiche da astratto a concreto; frequenza di particelle concretanti; mancanza del sostantivo generico, del termine astratto e cumulativo; rifiuto dell'espressione sostantivale e preferenza per quella verbale; mancanza di termini per definire cose estranee al mondo del parlante; femminilizzazione della quantità; costruzione dell'elativo, non con mezzi grammaticali, ma con immagini e paragoni; ecc. È forse il caso di precisare che non stiamo tanto parlando di proprietà del codice in sé, ma di attributi che gli derivano dall'essere invariabilmente utilizzato in un contesto orale. Nell'universo dell'oralità dialettale il pensiero stesso e l'espressione operano, come dice Walter Ong, in modo contestuale. Cfr. W. Ong, Oralità e scrittura. Le, tecnologie della parola, Bologna, Il Mulino, 1986, pp. 65 e sgg. 13 Le, parole perdute. Dialetti e poesia nel nostro secolo, cit., parte prima, cap. I. 14 B. Terracini, Lingua libera e libertà linguistica, Torino, Einaudi, 1963 (19702), pp. 96-97. 15 F. Brevini (a cura di), Poeti dialettali del Novecento, Torino, Einaudi, 1987, pp. 294-95. 16 «Non puoi perdonare, tu, Friuli/ cristiano, a uno che la tua lingua schiava / liberava in un cuore caldo di peccato» (Cansion, «Canzone», in P.P. Pasolini, La meglio gioventù, Firenze, Sansoni, 1954; ora in La nuova gioventù, Torino, Einaudi, 1975). 17 P.P. Pasolini, Introduzione a Poesia dialettale del Novecento, a cura di P.P. Pasolini e Mario Dell'Arco, Parma, Guanda, 1952; ora in P.P. Pasolini, Passione e ideologia, Milano, Garzanti, 1960 (1973), pp. 128-9. 18 P.P. Pasolini, Empirismo eretico, Milano, Garzanti, 1972, pp. 62-3. 19 Su questo argomento e sul rapporto con la poesia provenzale cfr. il mio Le, parole perdute, pp. 62 e sgg. 20 Lingua libera e libertà linguistica, cit., pp. 114-15. 21 Cfr. W. Ong, Oralità e scrittura, cit., p. 151. 57

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