Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

stri giorni consiste anche nel convogliare una soggettività caratterizzata dalla complessità e dalla ricchezza garantita da una lingua di cultura in una parlata contadina dotata di risorse ben altrimenti limitate. Questo bisogno di misurarsi con un mezzo espressivo povero e scarso non va sottovalutato nell'operazione del neodialettale. Non si dimentichi che la poesia più recente, inaugurata dal giovane Pasolini che adottava una varietà occidentale di friulano priva di precedenti letterari, e subito dopo da Guerra, che con il santarcangiolese sceglieva un idioma ugualmente eccentrico, si caratterizza proprio per la predilezione accordata a rustiche parlate periferiche. Ha scritto Benvenuto Terracini: Consideriamo una qualsiasi parlata rustica; per ragioni culturali siamo sicuri di essere qui dinanzi ad unminimo di libertà espressiva: questa infatti è sempre legata al sentimento di individualità che anima il parlante e, in forme elementari e primitive di cultura come quella che può essere alla base di una parlata rustica, questo sentimento è ridotto al minimo; il parlante è piuttosto dominato da un istinto corale della propria parlata del cui prestigio tutto si ap r aga e alla cui tradizione fermamente aderisce.1 In questo mondo arcaico e primitivo il neodialettale introduce una soggettività fortemente risaltata, un io libero e spregiudicato. Paradigmatico ancora una v<l>lta il caso di Pasolini, che delineava sullo sfondo remoto del paesaggio contadino friulano, avvalendosi delle inaudite vocalità di un idioma mai prima approdato alla soglia della scrittura, una vicenda psicologica di impronta gidiana15 • Non si riesce a immaginare nulla di più contrastante con lo stereotipo del friulano saldo, onesto e lavoratore caro alla convenzione regionale, della turbata figura di Narciso in cui il giovane poeta proietta le proprie inquietudini 46

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