Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

«Come un fascio di musiche si affida all'esecuzione canora, così i miei saggi lirici attendono la voce del dicitore»4. Le qualità della recitazione tessiana sono state tramandate da una ricca aneddotica. Linati lo definisce «dicitore squisito»5; !sella ricorda come anche al Croce, tempestivo e raro recensore della prima raccolta6 , fosse occorso di ascoltare alcuni testi dalla voce del poeta nella casa dell'amico milanese conte Casati; lo stesso Tessa non manca di accennare nella sua opera alle letture private, di testi suoi o del Porta, tenute nei salotti milanesi7 e una volta perfino in un ambiente congeniale alla sua poesia come una casa di tolleranza di Piazza Vetra8 • Il poeta, che in apertura del suo primo libro aveva voluto porre, in omaggio al Porta, la dichiarazione «Riconosco ed onoro un solo Maestro: il popolo che parla» (corsivo mio), si preoccupava di accompagnare la sua seconda raccolta delle «pagine del dicitore», che integrano il testo con accurate istruzioni per la recitazione. Un solo esempio, tratto da I deslipp di Càmol (Le disdette di una famiglia): La dizione di questa lirica discorsiva e caricaturale comincia pianamente ma si infervora subito. Dal terzo al settimo verso sottolinea in progressione di forza l'accanimento del destino contro la quieta famiglia borghese... [...] Poi riprende il tono dimesso e quasi segreto da confidenza, da pettegolezzo. Dizione ondosa, incerta, tanto che nessun tema prevale. Anche i. n questo caso, dunque, la poesia dialettale sembra realizzarsi pienamente solo nella dimensione dell'oralità. L'autore teme che la semplice rappresentazione grafica possa non bastare alla restituzione di una parola nella ricchezza dei suoi valori fonico-ritmici, modeliati sulla vocalità dell'uso popolare. Per evitare il rischio del tradimento, eccolo dunque predisporre un sistema di puntuali indicazioni per la recitazione, che si propongono 41

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==