Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

d'altra parte trarre in inganno circa le sue finalità. Esiste un contenuto della forma. Il paziente ha da sempre una voce velata, inceppata da un lieve accenno di balbuzie, e il rigonfiamento tumorale non ha fatto altro che evidenziare una strozzatura originaria, traumatica. Il suo sforzo è di far risalire la voce dal fondo, la cloaca, dove si accumulano i suoni duri, aspri, della k (cobalto, carrozza, collare) alla zona frontale in cui si struttura dapprima il linguaggio infantile. Un'espressione fortemente evidenziata nel sogno come "altezza reale" mostra come prende posto, in avanti, nel vano a ciò preparato, il suono stridulo della affricata dentale (la z) che pronunciata in modo anomalo nel luogo d'origine del paziente rispetto alla lingua nazionale, e sempre odiata da lui per questo nesso territoriale, viene ad assumere stranamente il valore rovesciato di un potenziale di sovranità. Quello che era stato il contrassegno avversato del titolo paterno a un potere violento e arbitrario come quello del «dio locale» di Mosè e il monoteismo diviene un tratto appartenente a quella forma universale del discorrere, la «forma locutionis» che per Dante conserva la traccia della lingua di Adamo e che il soggetto parlante può illudersi di incontrare nell'amore ritrovato per il proprio "dialetto". Anche "piede" esprime il gioco delle labio-dentali (p, d), mentre il contenitore "scarpa" riassume entrambe le posizioni, posteriore e anteriore, con la costrizione che fa apparire il livido. Il collare che a causa della scarpa appare sul piede si lega, nei ricordi, all'altro collare che certi medici strinsero, in passato, attorno al collo del paziente per sottoporlo a frivole sperimentazioni sulla sua sfera genitale. Ma è in relazione alla dipendenza materna che si gioca il contrasto decisivo tra il rischio di andar via in "carrozza" funebre o la possibilità di raggiungere non l'"altezza 30

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