Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

l'interessamento che il sogno manifesta per il linguaggio. Si potrebbe pensare che il sogno, soddisfazione regressiva di desideri, vada indietro a riprovare il gusto del balbettio infantile. Oppure che privilegi il momento progressivo della acquisizione del proprio linguaggio. Come abbiamo visto può verificarsi in effetti che il sogno contenga interiezioni (Ugh) o gesti vocali (i "versi"), come è possibile anche che ripercorra tutte le tappe della formazione linguistica del parlante. Così una mia paziente che da piccola, per una educazione particolarmente rigida, saltò tutte le "fasi -pre" e incominciò improvvisamente a parlare in modo perfettamente corretto senza aver mai balbettato prima, in una serie continua di sogni recupera, o meglio "inventa", dapprima la manipolazione delle feci, poi l'impasto di cibo e di suoni nella parola pappa. La parola ditta, riferita a una società di nome Sidda, viene infine a siglare la soddisfazione di ritrovare come propria, non più imposta dall'esterno, la pronuncia distinta delle dentali che opponendosi alle labiali di papà e mamma permettono anche al soggetto di individuarsi e di esistere "in società". E sono convinto che alla parola ditta il sogno lega il senso doppio di un dittato non più scisso dal lavorio interno delle associazioni e del fantasticare, l'acq�isizione di,un modo di significare nutrito di ciò che «ditta dentro». Il sogno tratta il soggetto come un fonema. Lo individua e lo distingue, tramite il processo analitico, come i suoni della lingua emergono dal gioco dei tratti distintivi. Ma il sogno è una metafonematica. Ama l'universale. E trae quindi il soggetto anche dalla possibilità di individuarsi nel sociale, nel sistema di una lingua, integrandosi o accedendo al simbolico come patria. Lo immette, facendo valere il parallelismo del mondo dei suoni con il sistema dei colori e con il significato della gradazione luminosa, nell'universale della evoluzione naturale. 25

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