Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

mi diceva: «Tu sei Giorgio». Il papa mostrava di gradire il dono offertogli: intingeva il dito e lo portava alla bocca, dando segno di gustare il sapore. Poi si sposta e va a parlare con un gesuita; è come se si scambiassero genealogie. Penso che un prete più giovane non potrebbe parlare così al papa. La manna versata gli ricorda la «resumada» (riesumazione) che la mamma gli faceva con della chiara d'uovo montata finché per una modificazione affascinante non riusciva a consistere. Spettatore di un rapporto tra un papa, che è un papà, e una donna che gli si offre, il sognatore è soprattutto interessato a mettere in luce una tecnica amorosa non genitale, in cui prevale la mano. L'investitura papale: «Tu sei Giorgio» è la parodia non distruttiva che suggerendo la formula canonica «Tu es Petrus» prospetta l'evenienza che in Es avvenga la trasformazione di una discendenza in trasmissione, di un'eredità biologica in successione. Allo scambio di genealogie pare dover subentrare lo scambio di idee. Nel suo lavoro del '42 Linguaggio infantile, afasia e leggi foniche generali, Roman Jakobson accenna fuggevolmente, tra il periodo del balbettio infantile e l'acquisizione della lingua materna, a uno «stadio iniziale del linguaggio». L'osservazione è in realtà rilevante: mentre in principio il bambino può riprodurre altrettanto bene qualsiasi articolazione, «che sia tedesca, caucasica, o di quelle che si trovano solo nelle lingue africane»24, più avanti si restringe a usare i suoni selezionati che distinguono la sua lingua da tutte le altre. E in mezzo? In mezzo si colloca un tempo in cui «il bambino possiede solo i suoni che sono comuni a tutte le lingue del mondo»25 , fase dunque in cui il soggetto, come un cittadino del mondo, parla una lingua universale. Questo ci fa comprendere meglio una caratteristica del24

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