Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

mentre uno sbigottimento diverso fa sì che "la voce eh'era per uscir, fermasse" nella strozza di Ferraù interpellato bruscamente da una magica apparizione fluviale. Ed ecco, subito dopo, (I,40) il lamento, già ricordato, di Sacripante, poi cominciò con suono afflitto e lasso a lamentarsi sì soavemente, ch'avrebbe di pietà spezzato un sasso, una tigre crudel fatta clemente. Il lamento di Sacripante si reitera, con diversa tonalità, poche ottave più avanti, quando egli viene a trovarsi, disarcionato da Bradamante, con il peso addosso del proprio cavallo (I,66): Sospira e geme, non perché l'annoi che piede o braccia s'abbi rotto o mosso, ma per vergogna sola... Sì grande è la vergona, accresciuta dal fatto ... ch'oltre al cader, sua donna poi fu che gli tolse il gran peso d'addosso. (ivi) che Muto restava, mi cred'io, se quella non gli rendea la voce e la favella; «muto», come già Ferraù sulla sponda del fiume all'apparire dal nulla del fantasma incantato: sacro orrore e vergogna colpiscono l'uomo in ciò che ha di più umano: la voce, la «favella». E tale sarà più avanti l'effetto del dolore su Orlando, quando si sarà reso conto degli amori di Angelica e Medoro né poté aver (ch'il duol l'occupò tanto) alle querele voce, o umore al pianto (XXIII,112) 197

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