Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

a un tempo, e la lancia in resta pone» [ivi]); abbattuto al primo scontro il rivale, «correndo a tutta briglia si disserra; Il e prima che di briga esca il pagano, I un miglio o poco meno è già lontano;» (1,64). Qui tutto avviene con la massima celerità, in un canto di apertura ove vicende e colpi di scena si susseguono con un ritmo incalzante che sembra voler dare il tempo (anche in senso musicale) all'intero poema. A Sacripante si è fatto riferimento, poco sopra, enunziando quella modalità del discorso diretto che consiste nell'esprimere a voce alta i propri pensieri. Il «re di Circassia» non ritornerà molto spesso nel poema, né-tranne, parzialmente, in occasione della contesa con Rodomonte per il famoso destriero Frontino (canto XXVII)-in posizione eminente. Egli è tutto nell'episodio del primo canto, in quel suo vagheggiare liricamente, nelle celebri ottave della rosa (I,42-43), l'immagine di Angelica, nell'improvviso apparire della donna amata, nel suo dirsi tra sé e sé che è giunta, finalmente, l'occasione per cogliere «la fresca e matutina rosa», nel sopraggiungere di un cavaliere che lo abbatte, nel raddoppiato scorno di venire a sapere che chi lo aveva vinto era stata una donzella. Sono state lette, queste due ottave, anche da critici raffinati quali Momigliano24 in chiave esclusivamente lirica («Nell'acqua immobile e profonda di quelle due stanze pullula la fonte immacolata di tutte le esaltazioni femminili del capolavoro»). Più pertinente mi sembra, invece, l'interpretazione che dell'episodio-e dello stereotipo rosa=fanciulla=vergine-ci offre Giovanni Pozzi 25 , che pone in rilievo il particolare contesto nel quale Ariosto lo colloca, venandolo di un'ottica che ne dischiude, per l'immediata intenzione di Sacripante di profittare delle circostanze favorevoli per fare ciò che non aveva fatto Orlando, cogliere senza indugio «la fresca e matutina rosa I che, tardando, stagion perder patria». 193

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==