Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

Gagliarda, ma talvolta anche cortese; se è lo stesso Momigliano a recare come esempio lo scambio di parole che precede il duello tra Orlando e Mandricardo23 (XXIII,7281), dominato dai segni della reciproca ammirata valutazione («tra noi per gentilezza si contenda», dirà Orlando [XX:111,81]): un duello che si conclude in una rissa feroce a corpo nudo («or come due villan per sdegno fieri/ fan crudel zuffa di due pali armati» [XX:111,83]). A queste zuffe verbali, a queste interpellazioni reciproche in discorso diretto, fa eccezione quanto precede il più solenne dei due duelli del Furioso: quello, che conclude il poema, tra Ruggiero e Rodomonte. Rodomonte non risparmia, rivolgendosi in prima persona al rivale, le offese: - Son (disse) il re di Sarza, Rodomonte che te, Ruggiero, alla battaglia sfido; e qui ti vo', prima che 'l sol tramante, provar eh'al tuo signor sei stato infido; e che non merti, che sei traditore, fra questi cavallieri alcuno onore. (XLVI,105) La replica di Ruggiero è resa, dal poeta, in discorso libero indiretto. Credo si possa avanzare l'ipotesi che ve n'è una intrinseca ragione: Ruggiero non parla solo a Rodomonte, ma «con licenzia... di Carlo» a tutti i cavalieri radunati a corte per le nozze con Bradamante; e, forse, anche con se stesso. Ed ecco i «cavallier», come a confortarlo nel riconoscimento che «mentiva egli, e qualunqu'altro fosse I che traditor volesse nominarlo» farglisi intorno per «apparecchiarlo» affettuosamente alla contesa. Quanto a sé, Ruggiero, proverà con le armi la rettitudine della propria coscienza (XLVI,107-108). Vi è un altro duello, tuttavia, dove, alla sfida, enunziata diegeticamente, di Sacripante («come è più presso lo sfida a battaglia» [I,61]), Bradamante non si degna di rispondere («l'orgogliose minaccie a mezzo taglia/ sprona 192

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