Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

veduto almeno per la figura di Bradamante, guerriera, innamorata, gelosa, maliziosa nell'episodio di Fiordispina, giovinetta obbediente ai disegni della madre, e ricca di molte altre sfumature. Merita invece di sottolineare - in questo ambito - i contenuti e la intenzionalità degli esordi ai vari canti, che assumono, nel loro insieme, la configurazione di un vero e proprio discorso continuo - e commento alle contraddizioni della vita in genere, e dell'amore in particolare che arieggia alla «moralità nascosta e schiva»14, al «vigore etico»15 , resi espliciti nelle Satire. Bene aveva colto questa caratteristica degli esordi ariosteschi Pio Rajna: tra cotante forme [di esordi boiardeschi] l'Ariosto ne sceglie, si può dire, una sola. È quasi sempre un pensiero d'ordine morale, che gli serve da tema all'esordio; e canti privi di esordio egli non ne ammette più alcuno. Una certa «monotonia», si chiede, in aggiunta? «L'ammettere qualche maggiore varietà di tipi non sarebbe stato opportuno?»; ma conclude affermando che, comunque, «la perfezione di quei vestiboli, col suscitare l'ammirazione, fa cascar di mano le armi della critica»16 . Ciò che è certo è che questi esordi, oltre che porsi come un motivo, di netta impronta «riflessiva», che corre lungo tutto il poema, e ne costituisce anzi, uno dei livelli (Rajna, con felice intuizione: «Ora Lodovico [parrà questo un giudizio ben strano] era una natura assai più riflessiva che fantastica»17), ne accentuano fortemente l'impostazione dialogica - su cui torneremo - togliendo alla cornice ogni possibile carattere di artificiosità convenzionale, e ribadendo con forza la propria, specifica, posizione di auctor, di Ariosto. Sotto questo profilo un'importanza tutta particolare, che esemplifica e mette a fuoco le annotazioni precedenti, 185

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