Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

nonché insieme è impallidita anche l'idea della recitazione», in quanto «per verità l'Ariosto non parrebbe nemmeno avere il diritto di rivolge:r;si ad una brigata, dopo la dedica ad Ippolito», e cita, a conferma della sua osservazione, un'occasione in cui «lo scrittore si tradisce» (avrebbe potuto ricordare ancheXXXIII) citando il verso finale del canto VIll8 Quel che seguì ne l'altro canto è scritto9 • Ma l'eccezione, sollecitata probabilmente dalle esigenze della rima («se n'andò dritto», nel verso precedente) non toglie evidenza alla cura minuziosa che Ariosto dedicò a inquadrare il Furioso entro una cornice sia pure convenzionale, quella di una narrazione recitata, anzi - secondo l'uso linguistico - «detta», a un destinatario che non è tanto l'Ippolito della dedica, o del ricorrente «Signor», quanto una supposta cerchia di cortigiani e di dame che richiama subito, al lettore moderno, quella, più o meno negli stessi anni, descritta da Baldassar Castiglione: consuetudine di tutti i gentilomini della casa era redursi sùbito dopo cena alla signora Duchessa; dove, tra l'altre piacevoli feste e musiche e danze che continuamente si usavano, talor si proponeano belle questioni, talor si faceano alcuni giochi ingeniosi ad arbitrio or d'uno or d'un altro, ne' quali sotto varii velami spesso scoprivano i circostanti allegoricamente i pensier sui a chi più loro piaceva. Qualche volta nasceano altre. disputazioni di diverse materie, o vero si mordea con pronti detti; spesso si faceano imprese, come oggidì chiamiamo; dove di tali ragionamenti maraviglioso piacere si pigliava ... 10• E si finge, il Furioso, al pari del Cortegiano, particolarmente rivolto alle donne11 • Lo testimonia, sempre nel183

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