Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

tuisce come parole/chiave cui è necessario affidarsi per l'interpretazione dell'intero testo. Il fascino esercitato su Frasca da questa forma metrica è testimoniato dalla lunga sequenza di poesie - quasi un poemetto - che apre la sua raccolta di versi Rame («Corpo 10», 1984): quasi una «ipersestina» che moltiplica, nelle sue trentasei strofe di sei versi e nelle sei, conclusive, di tre versi, lo schema «classico» di Arnaut. Il termine «ipersestina» non è stato impiegato a caso: vuole essere un richiamo, da parte di chi scrive queste righe, all'«ipersonetto» compreso nella raccolta di poesie di Andrea Zanzotto, Il Galateo in bosco (Mondadori, 1978); un richiamo che forse Frasca non cela, se pone i tre testi che qui pubblichiamo sotto il titolo «Rimastichi», che ci riporta alle «masticazioni» del quarto verso del sonetto secondo della sequenza di Zanzotto, semmai sottolineando - l'ipotesi non è peregrina in un artefice sottile quale è Frasca - in un gioco di parole, l'essenzialità della funzione «rima». Qui, infatti, sembra esservi, da parte di Frasca, più che mai una volontà di piena corrispondenza tra significante e produzione di senso: ove il significante si dilata, al di là del singolo reperto verbale, sino alla dimensione frastica e transfrastica. La forma chiusa, rigorosa, insistita, quasi ossessiva nella iterazione ravvicinata delle parole/rima (che talvolta ritornano anche all'interno del verso arieggiando al modulo della terzina conclusiva della sestina della tradizione) mira a costituire, insieme con le omofonie, gli anagrammi, gli accenni di rima interna, una incastellatura, che si potrebbe dire, con lo Stefano Agosti de Il testo poetico, «trans-contestuale». Tutto concorre, quindi, a una sorta «formale» di mimesi del vuoto di senso derivante dalla ripetizione meccanica di eventi, sensazioni, situazioni. Alla struttura rigida, chiusa, fa riscontro un soggetto soffocato nel dato irreversibile, incasellato entro una «scatola-buco», in un «posto», un «luogo», fermo, 179

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