Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

(tutte le traduzioni di citazioni da romanzi e saggi di Green sono nostre). In italiano sono stati pubblicati: Back (L'Amante timido, trad. di R. Lottieri, Milano, 1953) e Loving (E vissero felici, trad. di M. Hannon, Milano, 1954), oggi esauriti. Di recentissima pubblicazione Doting (Passioni, Torino, Einaudi, 1990, trad. di S. Bertola). 7 Un'analisi molto attenta di Blindness come «ritratto d'artista da cieco», percorso composito tra il Dedalus joyciano e il Tiresia recuperato da Eliot, è in M. Stella, Il romanzo di H. Green: dalla cecità dello scrittore alla ipoacusia del lettore, Atti del Convegno A.I.A., Siena, 1984. Va rimarcato che Blindness è l'unico romanzo inglese che utilizzi il motivo di Tiresia, se si fa eccezione per The Blinding di Elias Canetti, pubblicato però nel 1935. 8 Fu soprattutto D.H. Lawrence, tra i modernisti, a ricondurre il "living" ad uno spazio-tempo storicamente e geograficamente individuabile: «The business of art is to reveal the relation between man and his circumbient universe, at the living moment...» (Morality and the Novel, 1925). L'influenza di Lawrence su Green, sommariamente riferita nel nostro saggio, è ampiamente discussa da H. Stokes, The Novels of Henry Green, London, The Hogarth Press, 1959, e da R. Mengham, The Idiom of the Time, Cambridge U.P., 1982. La caratterizzazione del "circumbient universe" e la ricerca delle "voci" del mondo sono preoccupazioni distintive della narrativa del '30 in genere, e sono all'origine di quello "exploratory realism" che in varia proporzione caratterizza la scrittura di Orwell, Isherwood, e del giovane Green. L'interesse precoce di Green per le "voci" e i linguaggi della collettività è dichiarato nella autobiografia; si vedano ad es. le annotazioni sui vernacolari (p. 10) e sulla parlata della "working class" (p. 195). 9 Cfr. H. Green, Apologia, «Folios of NewWriting», 4, 1941. Vedi anche nota 5. 10 Cfr. H. Green, A Novelist to His Readers: Communication without Speech, I, «The Listener», Nov. 9, 1950. 11 Cfr. B. Russell, The Problems of Philosophy, Oxford U.P., 1988, p. 57 (traduzione nostra). La citazione è riportata e discussa da A. Gargani in Wittgenstein tra Austria e Inghilterra, Torino, Stampato.. ri, 1979, nel capitolo «Le scuole filosofiche di Cambridge e di Oxford», in relazione soprattutto a Eminent Victorians di Strachey e ai primi romanzi della Woolf come paradigmatici esempi della nuova sensibilità fenomenologico-esistenziale di marca modernista. 12 Furono la Woolf e Strachey ad eleggere il «great tumult of life» a oggetto privilegiato della rappresentazione estetica «whatever aberration or complexity it may display», per un'arte quindi che non seleziona dettagli "significativi", ma guarda alla complessità del quadro. Sono considerati manifesto teorico di quest'arte due memorabili saggi della Woolf - Modem Fiction (1919) e Mr. Bennett and Mrs. Brown (1924). Sarà più tardi Lawrence a riprendere e rilanciare, seppure da mutate prospettive, l'opzione dell"'arte 166

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