quotidiani londinesi e riviste di moda, da registrazioni radiofoniche o da riprese televisive. La voce del "circumbient universe", prima con-fusa con il pulsare delle coscienze o fissata brevemente nelle stilizzate intrusioni del narratore, si leva ora come un nitido contrappunto, si fa distintamente "rumore". L'effetto finale è quello di una partitura complessa, di diverse voci, più o meno familiari, dai toni alti ai più gravi: voci d'uomini, di macchine, di macchine da guerra e di bombe che esplodono. In questa polifonica messa a punto della "voce" del mondo esterno, che ci sembra largamente ispirata alle stereofonie della tecnica filmica, la manipolazione del "punto di vista" trova una sua direzione originale rispetto alla già vasta congerie narrativa modernista. La partitura polifonica ha d'altronde un ruolo decisivo nella costruzione narrativa dello scenario della guerra. Per Green le partiture saranno due, e molto diverse. Quella "espressionista", a tinte violente, di Caught, con le incursioni aeree, la Londra bombardata e in fiamme, la folla in movimento convulso, per le strade, nei pubs, nei locali ove si consumano gli effimeri amori del tempo della guerra. E quella "surreale", e diremmo onirica, di Back, epopea del reduce mutilato e affetto da una incipiente nevrosi ossessiva che gli fa rivedere la fidanzata morta - Rose -, ovunque, in un mondo pieno di rose rosa che il sole rende cibo per i vermi: questo "delirio" del reduce che irrompe nel récit ogniqualvolta è focalizzato il pensiero o il ricordo del personaggio, lo si incontra subito, poderoso e proliferato in senso macabro, nelle prime pagine, quando egli si reca in cimitero a visitare la tomba di lei: 160 But as it was he went in the gate, had his cheek brushed by a rose and began akwardly to search for Rose, through roses, in what seemed to him should be the sunniest places on a fine day, the warmest when the sun carne out at twelve o'dock for she had been so warm, and amongst
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