Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

sono tutti gli elementi del grido di Nunziata, la voce di Wilhelm è l'eco del grido di Nunziata. E questo, tenero, stranamente feroce, e puerile, risorge nel suono acido, quasi femmineo, disarmonico, che scuote i nervi ad Arturo destandolo dal sogno del suo amore favoloso per il padre: questi non è il creduto avventuroso viaggiatore. Nei suoi modesti spostamenti tra Napoli e Sorrento lo tiene fermo l'amore omosessuale per un carcerato. Il risveglio è effetto di una identità di percezione, del cogliere nel canto disarmonico di Wilhelm il prolungamento del grido di amore e di dolore di Nunziata. In questo senso è da intendere il rimando che il carcerato, il giovane delinquente corteggiato da Wilhelm, fa del canto e dei messaggi amorosi che, per mezzo di un linguaggio di fischi, gli vengono indirizzati: «Vattene, Parodia». Secondo il significato letterale della parola, che Arturo va a cercare in un vecchissimo vocabolario, «parodia» non riguarda tanto un comportamento quanto la qualità della voce. «Imitazione del verso altrui, nella quale ciò che in altri è serio si fa ridicolo, o comico, o grottesco»16 , nella voce del padre Arturo sente risuonare il verso di qualcosa che la rappresentazione del grido doloroso tende a coprire e mortificare, intendo dire il verso che accompagna l'orgasmo di una donna. L'Offesa, la grande offesa imperdonabile che sembra risorgere dietro ogni singola offesa e costituire lo scoglio di un'analisi interminabile, trova una possibilità di scioglimento solo se il paziente sviluppa, come Arturo, la forza di accompagnare questa trasformazione del Padre in Parodia fino ad arrivare ad amarne la «solitudine vergognosa», la prova del suo essere «mortificato e ripudiato come l'ultimo servo»17 • Lo psicoanalista può prestare variamente orecchio al suono della voce dei suoi pazienti e rilevare, come fa Ferenczi, nella voce strozzata di una donna la traccia del 16

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