Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

Ed è sempre muovendosi nella linea del romanzo-non romanzo, come forma trasformista e "cannibalica"19 che si nutre senza sosta di tutti gli idiomi del tempo, in perenne lotta contro i propri limiti espressivi e di genere, che Green si trova nel tempo ad incrociare territori nuovi, anche istituzionalmente extra-letterari, come quelli della comunicazione mediale, ad estendere senza pregiudizio la sperimentazione ad ambiti che l'avanguardia modernista, entusiasmi futuristi a parte, aveva appena sfiorato e in qualche caso temuto20 • E sarà così che quell'idea di un romanzo «non-representational», che insegue rilievi e volumi che eccedono la dimensione lineare e "piatta" del racconto scritto, trova un nuovo, inaspettato ancoramento estetico e formale nel linguaggio e nel racconto filmico. 5. Il romanzo va al cinema e a teatro: la messa in scena del "frammento" Con gli anni '40, gli anni dell'affermazione delle tecnologie e delle comunicazioni di massa, gli anni della guerra e del sogno hollywoodiano, il cinema contende alla letteratura, e soprattutto al romanzo, la produzione di immagini e di messaggi collettivi. Ma, rilievi sociologici a parte, il cinema possedeva ormai un suo articolato linguaggio ed aveva consolidato un patrimonio estetico-formale specifico e di grande efficacia espressiva, frutto peraltro di una sperimentazione a tratti molto avanzata, che aveva saputo riconvertire molte significative istanze dell'avanguardia figurativa e poetica novecentesca (l'Imagismo, il Futurismo e l'Espressionismo, in particolare). Furono infatti, il commento sonoro e il cromatismo scenico, giocati sulla giustapposizione violenta, e, più tardi, la scomposizione e ricomposizione "creativa" delle sequenze (il "montaggio" sperimentato da Eizenstein) a ridefinire radicalmente l'espressione filmica, a fare di essa 158

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