Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

conto. Restano anche poche ma significative annotazioni critiche e poetiche, che recupereremo immediatamente al nostro discorso: alcune sparse qua e là tra le righe dell'autobiografia, altre, più articolate, scritte immediatamente prima che lo scrittore decidesse di porre fine alla sua attività creativa. Cominciamo dall'autobiografia. Un testamento spirituale, avvisa l'autore, redatto intorno al '40 quando la guerra appariva inevitabile, e la morte un evento improvvisamente attuale, per tutti. Qui, la mistica·del ricordo lavora poderosa e compiaciuta: ne esce il ritratto d'una civiltà che muore, e di un giovane in cui ancora si fatica ad individuare il futuro artista. Ma, con occhio selettivo, qua e là tra le righe, sepolte dentro la messe di ricordi ed eventi francamente "minori", si incontrano frammenti di discorso estetico; come questo: Prose is not to be read aloud but to oneself alone at night, and is not quick as poetry but rather a gathering web of insinuations which go turther than names however shared can ever go. Prose should be a long intimacy between strangers with no direct appeal to feeling unexpressed... and not bounded by the associations common to place names or to personswith whom the reader is unexpectedly familiar. (Pack my Bag, p.88) (La prosa non è fatta per essere letta ad alta voce, ma per esser letta a se stessi, la sera quando si è soli; e non è veloce come la poesia, ma piuttosto è come una ragnatela sempre più fitta di insinuazioni che conduce oltre il limite dei nomi che si conoscono. La prosa dovrebbe essere una lunga e intima frequentazione tra estranei, che non può far appello a sentimenti inespressi... né dovrebbe essere vincolata ad associazioni convenzionali di nomi di luogo o di persona che suonino subito familiari al lettore.) Poi, per dieci anni circa, di nuovo un silenzio critico, 148

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==