Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

contrario, proprio in questi romanzi è radicalmente messa in crisi e semmai partecipa di una generale messa in confusione del soggetto. La scrittura, la metafora narrativa, sono piuttosto il luogo della decostruzione dolorosa del soggetto maschile "in guerra": non più nobile eroe né vittima stoica ma uomo qualunque divorato da paure, meschinità e nevrosi, in pace come in guerra, a casa come in trincea. Il "ritorno a casa", restituisce lo scrittore alla realtà quoti�iana d�ll'Inghilterrapost-bellica: all'indaffaramentodi una ricostruzione fisica e morale, che, di nuovo, non ha nulla di trionfale, e sembra piuttosto dominata dal caos, dall'incertezza, dalla meschinità, dal "vuoto". In Loving (1945), Concluding (1948), Nothing (1950), Doting (1952), le "voci" che si colgono, gli scambi verbali che si ascoltano, sono lì a render conto di questo indaffaramento insensato, e di un'endemica incertezza, che prolifera dalle inevitabili ambiguità del "dire", del "ricordare" quotidiano, e culmina in un senso di "vuoto", di "nothing". 3. Henry Green e il gusto del romanzo. Formazione e trasformazione Dunque, dalla decostruzione dell'immagine visiva alla ricostruzione di un'immagine verbale che reimpasta con diversa proporzione impressioni e "voci" dal mondo circostante, compreso il "rumore" della guerra, e, come ultimo approdo, un universo pan-verbale ossessivo e assurdo: è questa in sostanza la parabola poetica di Green, a cui corrisponde una sperimentazione narrativa a tratti durissima, che procede dal solco modernista rimescolando "lezioni" estetico-formali anche disomogenee. Al lettore, o al critico, che voglia ripercorrerla nel suo insieme per valutarne in prospettiva il debito e la distanza rispetto al Modernismo, restano nove romanzi e qualche rac147

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