gorosamente moderniste, ad immaginare il brusio di coscienze davvero "qualunque" alle prese con le facezie e i drammi che fanno la quotidianità del vivere. Da qui i due romanzi successivi, Living e Party Going: e lo sfondo allora non saranno più luoghi seclusi, come il College, la Mansion House di famiglia, o l'appartamento londinese di Kensington, ma uno scenario collettivo e lavorativo interclassista, tratteggiato con una sensibilità "sociologica" cui non è estranea la lezione storica del social novel e quella più recente di Lawrence; uno scenario "corale" di cui l'autore coglierà soprattutto le dinamiche di relazione e di comunicazione, le "maniere", i rituali esistenziali e verbali. È proprio su questa essenza verbale e sonora della vita quotidiana, oltre il predominio dell'occhio, che Green concentrerà d'ora innanzi la propria attenzione estetica, procedendo al contempo ad una correzione narratologica molto vistosa: in direzione anti-diegetica e anti-descrittiva, attenuando la voce del narratore per dare spazio a "voci" captate dal «circumbient universe», sfumando lo sguardo e il commento naturalistico sugli oggetti, e sui personaggi, che saranno piuttosto compresi in modo indiretto attraverso l'intrico del loro monologare e dialogare, "ascoltati" piuttosto che "visti e rappresentati"8 • Le premesse poetiche di questa soluzione narrativa sono enunciate a chiare lettere, in Blindness. Poiché per il giovane etoniano aspirante scrittore, la cecità è l'occasione, tragica e paradossale, per "rinascere", per ripensare al proprio rapporto con l"'altro", per rivisitare il mondo "con occhi diversi", attraverso esperienze e da prospettive meno consuete: non un'infermità, dunque, ma, come per il mitico Tiresia, una protesi percettiva ed estetica che incrementa la capacità di conoscere. La riflessione che chiude il romanzo ha tutta la forza di una dichiarazione di poetica; la riproponiamo, recuperandola in chiave metanarrativa al nostro discorso sul romanzo di Green: 144
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==