Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

tere dopo anni di analisi quando vanno man mano rendendosi conto che niente storicamente e razionalmente lo giustifica, è il sentimento di un 'offesa impossibile a vendicarsi, diversa da tutte quelle che la ricognizione analitica ha messo in campo, più profondamente incisa eppure irriconoscibile. C'è stata una cena, allegra e piena di scherzi rivolti dal padre alla giovane sposa appena portata sull'isola e presentata al figlio quattordicenne. «Nel passare davanti alla camera di mio padre, udii di là dagli usci chiusi un conci. tata bisbiglio. Raggiunsi la mia camera quasi di corsa: provavo d'un tratto il sentimento incomprensibile e acuto di ricevere da qualcuno (che non sapevo tuttavia riconoscere) un'offesa impossibile a vendicarsi, disumana. Mi spogliai in fretta, e mentre impetuosamente mi coricavo, involgendomi nelle coperte fin sopra il capo, mi giunse attraverso le pareti un grido di lei: tenero, stranamente feroce, e puerile.»11 Questo motivo dell'offesa così simile a quello degli analizzanti e che si ritrova nel romanzo L'isola di Arturo di Elsa Morante porta a un grido. Questo grido attraversa tutto il romanzo divenendo come il rivelatore della nuda istanza della voce. È dunque dapprima questo grido della giovanissima matrigna, anche lei adolescente, la prima notte di nozze. Poi il grido si interiorizza e affiora dai sogni quando Arturo si trova a fare i conti con la presenza in camera sua della donna che ha paura del buio e della solitudine in cui la lasciano le lunghe assenze del marito. «Avanzavo contro la dormiente armato di un pugnale, per punirla della sua impostura, e la sbugiardavo aprendole la camicia sul petto, così da scoprire le sue mammelle candide, rotonde... Essa gettava un grido. Non era nuovo, ai miei orecchi, questo grido: lo avevo già udito, non ricordavo più né quando né dove. E non conoscevo nessun altro suono altrettanto orrendo, capace di scuotermi l'animo e i nervi come questo.»12 14

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==