Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

cato dalla coppia archetipica Laurel & Hardy. Neglipseudocouples il rovello logico che aveva assillato Murphy e Watt o l'angoscia percettiva di Molloy e Malone si duplica in un'innocua arte della persuasione, in virtù della quale uno dei due poli finisce con l'avere la meglio, conducendo l'altro sulle proprie posizioni, salvo poi abbandonarle appena si sfiora l'unisono. D'altro canto, la rassicurante duplicazione del personaggio riduce l'ossessione amorosa a rito di cortesia, affievolendo la solitudine intellettuale e la pulsione erotica nel consolidarsi di una cellula sociale. Gli abbracci tentati da Mercier e Camier o da Estragon e Vladimir (cerimoniosi e vissuti come eventi risolutori) rinnovano il patto che li ha strappati al silenzio delle proprie solitudini (alle voci forcluse, in verità) e consegnati alla vera vita, quella fisica e animale: tu mi percepisci, io ti percepisco. Questa condizione, assimilabile, a quella amorosa in quanto scelta oggettuale, è la calce che rende coesi i mattoni con i quali si può murare l'ultima finestra lasciata aperta dalle monadi beckettiane: quella verso l'interno. Se, dunque, la strutturazione pseudocopulare esorcizza la «bataille du soliloque», cioè, in definitiva, lo stream of consciousness; se solo nell'interscambio percettivo si può tentare l'aggancio alla vera vita, fisica e animale s'è detto, potrà apparire allora chiaro che è nell'insorgere dell'organismo dello pseudocouple (con Mercier e Camier, nel romanzo del 1946, e, prim'ancora, con Watt e Sam, nell'ultima parte di Watt) che si situa il punto d'inizio dell'attività teatrale beckettiana. Il mondo esterno, quello autoriale (cioè l'ambiente che occupa il palcoscenico; così che Pozzo, accecato, chiederà a Vladimir: «Ne serait-on pas au lieu-dit le Planche?>/) e quello di chi è costretto a percepirlo (la platea, ove Clov sarcasticamente scorge «une foule en délire»8), viene così interamente ghiacciato nell'ambiente (lo spazio percettivo di cui abbisogna un colpo d'occhio) che deve garantire i pochi movimenti necessari 108

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