Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

procedimento forclusivo in cui chiaramente si ravvisano le stimmate del delirio persecutorio. Già Watt, al tramonto della sua lacerante esperienza lavorativa presso la casa del signor Knott, rinchiuso nella stazioncina di periferia esemplata su quella del luogo natale del proprio autore, attende l'alba del giorno estremo, del giorno della dipartita, in preda a tutte quelle voci che gli arredano il cervello costringendolo a produrre «a disquieting sound, that of soliloquy, under dictation»1 • Molloy, da parte sua, è costantemente guidato nelle sue peripezie da quelli che lui chiama «mes impératifs», e che vertono quasi tutti «sur la meme question, celle de mes rapports avec ma mère, et sur la nécessité d'y apporter au plus tot un peu de clarté»2; non diversamente, l'investigato_re Jacques Moran, non solo è guidato dagli ordini di un padrone remoto, che lo raggiunge attraverso un nunzio (Gaber, cioè Gabriel) o con lettere «à la troisième personne», ma è anche avvezzo, per schiarirsi le idee, a ragionare «en monologuant», muovendo appena percettibilmente le labbra3 • Queste voci, esterne perché forcluse (e il disquieting sound di Watt e di Moran va allora inteso come un'allucinazione verbale, secondo l'osservazione di Séglas contenuta nelle Lezioni cliniche, e ripresa da Lacan4, secondo la quale lo psicotico articola in qualche modo le voci che il delirio incarna nel reale), tormentano i personaggi senza sosta, provocando in loro reazioni disordinate e parossistiche, tutte più o meno equiparabili agli «stati di ruggito» del presidente di Corte d'Appello Daniel Paul Schreber. Che a tali voci, proiettate fuori affinché perseguitino dall'esterno, sia dato incontrare, però, la grana della voce del loro autore, fino a confondersi con essa, non desta meraviglia: ciò che il personaggio forclude risarcisce, diciamo così, una prima e più significativa forclusione, quella che fa sì che l'autore possa alienarsi una porzione di vita per dare, appunto, alla lettera, vita ai propri personaggi (da questo punto di vista, dunque, L'Innommable è l'alle106

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