Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

La catena significante che connette latte, nebbia, acqua sciacqua è debitrice della sua funzione metaforica piuttosto alla lettera, o a quella incarnazione vicaria che è il puro suono, che non al traslato, ossia una struttura concettuale53. La «nuova metafora» ci riporta al presente: «obbedisce alla sua natura di traslato- scrive Italo Viola54 - proprio nel venire di là- dal disincanto- e nel riportare al presente». Questo presente del testo- «nel linguaggio presente in quanto presente» (Viviani)-è quanto caratterizza, per noi, il salto nella temporalità novecentesca. Tempo istantaneo, scrivevamo, riportato al testo come luogo di incontro-scontro di parole, strutture verbali e sintattiche. Presente «io scrivo»55, in atto nel testo, senza spessore o continuità: semplice disposizione del testo, che annientando il tempo della scrittura, travolge le precedenti predisposizioni per assumere, di volta in volta, il dettato dispotico dell'istante. Qui, nell'attimo-pagina, l'opera compiuta riattraversa tutti i passaggi intermedi - le brutte copietutti punti della fluidità energetica del processo di morfogenesi della materia poetica. Il moto ondulatorio del testo collega gli atomi di Epicuro agli uccelli della Divina Commedia, e sul prato dell'Armenia, «il nero romanzetto dell'attimo presente» è divorato dagli insetti impazziti. Questo presente - istantaneo «io scrivo» della pagina, allestita per ogni passaggio futuro - contiene la mosca geologica che combatte dietro l'apparenza levigata della superficie, proprio come combattono le radici delle parole. L'allestimento è spazio allargato, polarizzato nel verso: «fu un caso di pura polarizzazione. Il canto è, in fondo, tempo ristrutturato, qualcosa che si attira l'ostilità dello spazio muto». La mosca, il corpo estraneo che combatte, è richiamo di quel «io scrivo», primo metaforizzato della serie soppressa, spoglio e presente, che lavora nascosto. Ermanno Krumm 89

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