Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

alle canne di base. Ridotto o soppresso il supporto, il verso novecentesco ha coordinato, sui piani del ritmo e della lingua, nuovi effetti, che sono ora di accelerazione, ora di rallentamento. Effetti adatti alla nuova materia poetica, subitanea, rotta da oscillazioni, sbalzi e forti tensioni. Tynjanov sottolinea che nella poesia del «nostro tempo» (1924) la metrica classica è sostituita dal vers libre, dove «ogni serie viene assunta come norma». Se il verso classico è fondato sull'individuazione di unità metriche, che sono anticipazione dinamica di gruppi seguenti analoghi, il «verso libero» non porta a compimento quell'anticipazione. In entrambi l'«impulso dinamico» del verso (che distingue poesia e prosa) subordina l'elemento semantico, mentre funziona diversamente sull'«unità» e sulla «compattezza» della serie poetica dei versi. [Nel vers libre] il metro cessa di esistere come sistema regolare, ma sussiste sotto altra specie. «L'anticipazione non conclusa» è anche un momento dinamizzante; il metro si conserva come impulso metrico: [...] il metro come sistema viene sostituito dal metro come principio dinamico, come orientamento sul metro, come equivalente del metro38 . Il ritmo come principio e impulso dinamico, inscindibile dal tessuto linguistico del verso, interviene sulla frase deformandone gli accenti grammaticali, «ridistribuendo in un certo senso la loro forza» e «complicando» il discorso. Questo ritmo non è riconducibile a «una concezione acustica del tempo», ma è legato a una concezione «motoenergetica» che parla di «sovrappiù di energia metrica», «lavoro speso» e «potenza enunciativa». Questa concezione si affianca a quella di Mandel'stam che collega il ritmo e la versificazione al «disio», a tutto il complesso di articolazioni che fanno del verso un luogo instabile di pressione energetica sulla lingua. E ci riporta 79

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