Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

una permutazione continua dell'"alto" corporeo in "basso" e viceversa (o - suo equivalente - la permutazione della terra e del cielo)30 . In questo spazio «gerarchico», che l'uomo medioevale «aveva nel sangue», il corpo è il microcosmo di un universo a cui presta la propria fisiologia: Il firmamento si trova nell'uomo stesso. [...] Il corpo umano, secondo Paracelso, è di una ricchezza eccezionale: è arricchito da tutto ciò che esiste nell'universo: è come se l'universo fosse concentrato nel corpo dell'uomo, in tutta la sua molteplicità: tutti i suoi elementi si incontrano e si toccano sulla superficie del corpo umano 31 . Anche in Dante - osserva Bachtin - tutte le metafore del moto sono pervase dalla tendenza puramente verticale dell'ascesa e della caduta. «Tutto il mondo dantesco si sviluppa in verticale». Non c'è tensione in avanti nel viaggio, non c'è estensione orizzontale, o se c'è è in un sistema complesso di slanci in direzioni opposte: tutto il suo universo si manifesta «nell'enorme tensione in direzioni opposte». La coincidenza del divenire della materia poetica e del corpo grottesco, nelle due riletture - quella fatta da Mandel'stam di Dante, e quella fatta da Bachtin di Rabelais - è impressionante. Mandel'stam prende il XVII canto dell'Inferno per descrivere, in generale, il movimento della materia poetica: la convertibilità. Egli ci suggerisce di immaginare un aeroplano che in volo costruisca e lanci un secondo apparecchio, e il secondo ne lanci a sua volta un terzo e così via. Con questo egli vuole indicare la capacità che ha il testo di generare le proprie immagini strada facendo, senza che in partenza sia già conosciuto il futuro concatenarsi degli elementi figurali e verbali. In questa dinamica, la convertibilità della materia poetica rivela la propria su74

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