Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

figura, oggi, come una scrittura del «neutro» che, contro ogni norma, tiene insieme «divergenze semantiche» e «strutture enunciative chiuse». Qui, la sintassi neutralizza la distanza semantica invalicabile fra un elemento e l'altro: ogni aspettativa di senso è trasgredita con la rottura delle isotopie. Così, nella poesia di Cesare Greppi, portata ad esempio da Agosti14, tutto finisce per divenire «significativo»: ogni elemento «ipersemantizzato» entra in un enunciato corretto, ma non più suscettibile di «derivazione» di senso. Nella poesia «pura», la lingua «ipersemantizzata» derealizza la referenza, risultando totalmente autoriflessa. Sono questi i caratteri che accordano la poesia «pura» con l'immagine di linguaggio e di soggetto entrata nella cultura con l'affermazione delle scienze umane. È questo il punto di coincidenza fra la poesia «pura» e l'area della «verbalità». Nel 1979, Agosti sottolineava !'«attitudine più "moderna", vale a dire più produttiva», di quella «circoscrizione» poetica che andava allora tracciando, riconoscendole «frequentazioni teoriche radicalmente diver� se rispetto a quelle degli sperimentatori precedenti (la neoavanguardia)». Frequentazioni che erano «riformulazioni[...] globali di alcune discipline-pilota»: la linguistica, la psicoanalisi, la semiologia. Oggi, a più di dieci anni di distanza, la situazione è cambiata, sia per le «frequentazioni teoriche», sia per il delinearsi di un nuovo profilo di poesia, che stiamo cercando di rendere visibile. Per questo, oggi, guardiamo alla linea «metafisica» del Novecento in cui Montale stesso si colloca per leggere «i versi che si scrivono», oggi, dopo l'effetto di azzeramento d'ogni dizione poetica e l'irruzione di linguaggi parlati e tecnici, acquisiti con la lunga decostruzione della neoavanguardia. Dopo un primo passaggio da quella avanguardia alla poesia della «verbalità» degli anni Settanta, oggi siamo a un 58

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