Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

plicissimo: socks = calze, books = libri. Ma appare fuor di dubbio che l'autore -che è anche un fine critico letterario -.abbia voluto giocare sull'. assonariza tra i due termini: un'assonanza che, sul piano del grafema, che si presenta immediatamente allo sguardo, è ancora più marcata che .sul piano del.la pronunzia. Del resto socks, e soprattutto books; non appaiono, nell'analisi che Fussell compie di alcune· c o mponenti psicologiche e culturali del «tempo d1 guerra», delle sue «Pri- . vazioni» e delle sue «Compensazioni» (sono i titoli di due capitoli); come casuali. Alla «Lettura in tempo di guerra» è dedicato anzi un ampio capitolo {sul quale avrò occasione di ritornare più avanti); mentre nel capitolo dedicato · al linguaggio fresco e creativo dei soldati dellè varie armi, che Fussell considera quale un apporto linguistico specific o assai più icastico ed espressivo di quello degli scrittori-narratori e poeti - che sulla seconda guerra mondiale hanrio scritto -egli i. nsiste sul frequentissimo ricorso alle allitterazioni, alle omofonie, e persino alle rime. Il rimando della dedica a tali usi linguistici sembra, se non altro, estremamente probabile. Ma non c'è stato niente da fare. Non ho trovato il modo di rendere r effetto nena nostra lingua: problemi di traduzione, appunto. · 4. Trentanni dopo Ad aggiungere ulteriore interesse e pregio a questo libro di Fussell, vi è il fatto che, nel 1975, egli aveva pubblicato. un saggio analogo su The Great War andModemMemory (trad. it. La Grande Guerra e la memoria moderna, · Bologna, Il Mulino, 1984). Più decisamente incentrato sulla produzione letteraria, non vi mancavano, tuttavia, analisi sulle specifiche caratteristiche di quèlla guerra (le trincee; i «soldati ragazzi», ecc.).· 176

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