Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

causa di invasioni straniere. Io credo che anche queste ultime siano solo uno dei modi in cui si manifesta sempre la stessa cosa. A sostegno di questa mia affermazione riprenderò qui le parole che usai a suo tempo per illustrare i fondamenti delle tecniche del gruppo non guidato, per spiegare cioè che occuparsi dei rapporti personali è compito prioritario di un ufficiale in tempo di guerra: « Se un uomo non può essere amico con gli amici, non può essere nemico dei suoi nemici». Un gruppo formato da persone così finirà per soccombere a causa di un gruppo ostile interno. Tenterò ora di riassumere illustrandoli brevemente i quattro temi che mi sembra emergano dalle considerazioni precedenti. Il primo riguarda il fatto che le discipline che si sono finora occupate dei problemi delle relazioni individuali e di gruppo sono sempre state nettamente separate tra loro. Il prete, il filosofo, l'esperto di scienze politiche, il legislatore e lo statista si sono tutti occupati di questo problema, ma hanno fallito, non riuscendo a fornire altro che spiegazioni dogmatiche e spesso effimere. Questo fallimento è dipeso dal fatto che non si è mai capito che ci sono impulsi emozionali inconsci che agiscono all'interno delle comunità; gli esponenti più importanti di queste discipline hanno continuato quindi a rompersi la testa con superficiali e di conseguenza sterili divagazioni sui meccanismi esteriori dei rapporti interpersonali. Secondo alcuni, negli ultimi cinquant'anni c'è stato un certo progresso nelle conoscenze della natura e del funzionamento del fattore incognito grazie ai contributi forniti in misura diversa dai seguaci di Freud, Jung e Adler. Il secondo tema riguarda l'interazione tra il progresso tecnologico e il modo in cui evolve lo sviluppo emotivo. La produzione di tecniche capaci di padroneggiare lo sviluppo emotivo appare risolutivo di questa dicotomia. 155

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