Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

renne antagonista. L'Anticristo, richiamato dagli orrori della guerra, era ricomparso nell'immaginario dei "sopravvissuti" come una minaccia ancora incombente. Croce lo scova nell'angolo segreto in cui da sempre si tiene nascosto: «in verità l'Anticristo non è un uomo, né un istituto, né una classe, né una razza, né un popolo, né uno Stato, ma una tendenza della nostra anima»96 • L'Anticristo rinvia al lato oscuro, irrazionale, malefico, istintuale della natura umana: al luogo da cui scaturisce quella «forza terribile» che, nel bene o nel male, muove ogni volizione. Ma questa consapevolezza non comporta una versione rassegnata al dolore del mondo e allo «spettacolo» della storia. Riflettendo sulle previsioni pessimistiche che figuravano una «fine della civiltà», Croce - come abbiam visto - opponeva ai diffusi disegni tragici la convinzione che il male, l'elemento irrazionale e distruttivo poteva essere "convertito" e riguadagnato al percorso faticoso della civilizzazione. In un saggio apparso sul «Mondo» un anno prima della sua morte, Croce chiariva il senso della sua disincantata consapevolezza: Possiamo noi fare l'errata corrige al mondo? Togliere la morte o il dolore o il male dal tessuto della vita? Con molta mortificazione, riflettendo, ci avvediamo che col togliere qualcuna di queste cose si toglie la vita stessa97 • Così dicendo il filosofo non risolveva affatto le sue inquietudini. Quello squarcio spalancato sulla «vitalità», inflitto negli anni della barbarie in cui pareva che si consumasse la fine del mondo civile, restava ancora contro i suoi occhi e gli indicava un compito lungo e incerto, uno sforzo che, ormai, non era più in grado di affrontare: sapeva, infatti, che gli sarebbe mancato il tempo. Come il · vecchio Hegel, si sentiva in pena per questo luogo nuovo 128

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