Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

La grande guerra Con la seconda guerra mondiale il "fastidio" avvertito dal Croce diventa più forte e doloroso: Altro travaglio soffre ora il mondo, tirato come si sente giù verso l'animalità, verso la bruta vitalità che vuol sopraffare e sostituire lo spirito [...]: e che pur nondimeno si dibatte angoscioso in questa discesa verso l'abisso, perché la coscienza, che non muore, continua ad ammonirlo di abbandonare i malamente idoleggiati e impulsivamente adottati e artificiosamente coltivati abiti belluini, e restaurare in sé la semplice fede nella civiltà e nell'umanità62 • Questa guerra sembra diversa dalle altre. In passato Croce aveva cercato di discutere le «ragioni» degli Stati in conflitto, mostrandone - suo malgrado - la necessità. Ma quali ragioni, adesso, possono essere giustificate o soltanto comprese? Altri pensatori si arrendevano di fronte a questo interrogativo, facendo entrare in campo l'elemento "irrazionale". Il criterio storiografico del Croce non poteva tollerare questo ripiego. Bisognava, piuttosto; «vincere il pessimismo» e «operare», considerando che «nell'indisturbata pace e tranquillità, nell'assenza del dolore e del male, l'uomo non può e non vuole vivere»63 • Croce riporta questi pensieri in un testo del '40, Il carattere della filosofia moderna. Qui vige ancora la ben nota «distinzione» tra forze morali e forze vitali («La distinzione di forze vitali e forze morali, utilitarie ed etiche, o come altrimenti $Ono definite e metaforizzate [...], ha importanza capitale per l'intelligenza delle azioni e degli avvenimenti storici, e non si può raccomandare abbastanza di mantenerla nella sua nettezza e rigore, perché è categoriale, cioè formatrice di giudizi») e non si è affatto smarrita la considerazione di un'etica universale64 • Tuttavia, nell'attuale tessitura del rapporto tra morale e politica, è 117

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==