Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

muove e comanda le diverse attività da cui si originano le varie storie dell'uomo (quella morale o civile, militare o economica ecc.): è, questa, la forza della vita o della «vitalità» che «dà loro unità»57 . Tutte le manifestazioni umane che si addensano sul teatro della storia sono espressioni di questa «vitalità che sorge e si diffonde impetuosa, sopprimendo altre vite e occupandone il posto, o che s'insinua con l'astuzia e si procura mezzi di godimento mercé dell'industria e degli scambi, e simili»58 • Il compito dello storico sarà dunque quello di capire il ruolo di questa forza, di saper rintracciare le venature che essa incide sul reale, cercando i modi per canalizzare il suo procedere impetuoso e temperando l'illusione di sopprimerla o di purificarla. La vitalità, afferma il Croce, «non è la civiltà e la moralità» e spesso si impone con un cieco impulso bellicoso e travolgente; essa «ha, coi suoi bisogni, le sue ragioni che la ragione morale non conosce»59 . Lo storico, scoprendo nel passato e nel presente i segni che essa lascia impressi nella vita, saprà riconoscere i suoi «bisogni» e le «ragioni», gli elementi di necessità e di mutamento provocati dalla sua azione. Ma non per questo si limiterà soltanto a registrare o a contemplare i suoi movimenti come se fossero i gesti di un dio nascosto: lo storico dovrà «comprendere» ma ciò- avverte Croce - «non è il medesimo che amarne la rozzezza e la violenza, e porre in alto coloro che l'hanno rappresentata o venerarli come le somme cime dell'umanità». Così le incarnazioni della vitalità, i grandi uomini d'arme o-come diceva Hegel-gli «uomini d'affari dello Spirito», Cesare Borgia o Napoleone, saranno considerati per «la volontà e il corrispondente avvedimento a servigio della vitalità» ma lo storico non potrà non riconoscere che «furono privi e scarsi di altre doti: e proprio di quelle alle quali unicamente va il cuore dell'umanità»60 • 115

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