Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

Croce è memore delle sue precedenti posizioni rispettose dello Stato-potenza e non le smentisce. Tuttavia è singolare il modo in cui adesso, sulle sue pagine, si disegnano gli Stati: leviatani, animali - seppur «magnifici» - spinti da un cieco impulso di sopravvivenza. Quel pensiero "sotterraneo", che qualche anno prima aveva corretto Hegel, riappare in queste ultime riflessioni e si fa più netto: l'individuo etico non può illudersi di scongiurare le forze immani della natura e cancellare la «legge eterna» della guerra. Ma opponendo a queste leggi la sua azione morale e direttrice, si innalza su di esse. Questa tensione tra il Leviatano e l'individuo etico consente, inoltre, una definizione «dialettica» dello Stato: Lo Stato, dunque, sopporta due div�rse, anzi opposte, definizioni, e ambedue vere? E mera politica, mera forza o potenza o utilità, amorale: ed è moralità e valore etico? Come mai? - Chiaro che queste due diverse definizioni, a volta a volta asserite, non riescono pensabili in relazione l'una all'altra se non da chi pensi dialetticamente, cioè non le mantenga nella loro parallelistica dualità, giustapposte o concorrenti, ma le risolva in un processo spirituale, pel quale lo Stato si pone, in un primo momento, come mera potenza e utilità, e s'innalza da esso a moralità, non respingendo da sé quel primo suo carattere, ma negandolo, e cioè serbandolo nel superarlo52 • In questa tensione si scioglie quell'assolutezza che gli esiti più illustri e suggestivi della filosofia tedesca (e quelli più meschini e grotteschi della propaganda fascista) avevano attribuito allo Stato. Così la «correzione» diventa più severa: malgrad- 0 l' «esaltazione» e il «dionisiaco delirio statale o governamentale, bisogna tener fermo a considerare lo Stato per quel che esso veramente è: forma elementare e angusta della vita pratica, dalla quale la vita morale esce fuori da ogni banda e trabocca, spargendo113

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