Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

Adesso, l'autonomia e la distanza tra politica e morale non è poi così netta; il doloroso «riesame» della situazione italiana e europea riesce a preservarlo dalla «depressione della tristezza» perché ha modo di convincersi che il problema politico non dipende soltanto da una necessità inattaccabile dalla volontà o dal buon senso. Croce trova sollievo ponendo adesso il problema politico nel luogo morale, nello spazio vissuto. Ciò non comporta, ovviamente, una smentita delle sue precedenti riflessioni sul carattere dell'azione politica: A chi non vede ancor chiaro che le lotte politiche non sono lotte morali e che gli Stati in quanto lottano tra loro non sono individui etici ma individui economici, si potrebbe offrire come punto di meditazione cosa che è dato agevolmente osservare non solo nella storia, ma nel vivo presente o nel prossimo passato che freme ancora nel ricordo49_ Il principio della forza continua ancora, per lui, a muovere e a decidere i rapporti tra gli Stati: «La dignità degli Stati è tutt'altra cosa: è una dignità che consiste nell'asserire la forza senz'altro limite che questa forza stessa e il più conveniente e utile modo di usarla»50• Ma gli Stati, in questo periodo, gli appaiono sotto una sinistra luce hobbesiana: 112 Che cosa volete? Gli Stati sono magnifici animali, poderosi, colossali: ma essi non vogliono altro che vivere, e, per non morire, accettano qualunque modo loro si offra. Per intanto (essi pensano), si vive: l'avvenire provvederà al resto. [E ancora:] gli Stati somigliano alle cosiddette forze della natura (realmente, le forze della natura sono come gli Stati), che l'individuo etico dirige e attualizza ma non crea, e nel dirigerle spende tesori d'intelletto e di volontà e in ciò si mostra, pur nel servirle, a esse superiore51 •

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