Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

induca a cambiarle. Eppure, nonostante questa affermazione, forse qualcosa comincia a muoversi lentamente, anche nel corpo compatto delle sue convinzioni. Nelle «pagine» crociane sulla prima guerra mondiale sono convocate con frequenza due tra le categorie della «tetrade»: l'Utile (o la politica o l'economica) e la Morale. Come abbiam visto, il filosofo mantiene ancora in questi anni quella sua particolare premura per la «distinzione»: «la politica come l'economia ha leggi sue proprie, indipendenti dalla morale»42 • Tuttavia, a partire da questo periodo, è come se prendesse corpo nel suo sistema qualcosa di nuovo. La preoccupazione maggiore di Croce nelle Pagine sulla guerra non è tanto quella di giustificare le ragioni perenni del conflitto tra gli Stati ma di comporre un'argomentazione che, pur senza rimuovere la differenza delle varie . posizioni ideologiche e politiche, tenga alti dei valori comuni: Quando la guerra scoppia - dirà nel 1916 in un suo intervento sulla «Critica» -(e che scoppi o no, è tanto poco morale o immorale quanto un terremoto o altro fenomeno di assestamento tellurico), i componenti dei vari gruppi non hanno altro dovere morale che di schierarsi alla difesa del proprio gruppo, alla difesa della patria, per sottomettere l'avversario o Hmitarne la potenza o soccombere gloriosamente, gettando il germe di future riscosse. Solo a questo modo l'individuo è giusto, sebbene, a questo modo, giusto sia anche l'avversario: e, per questa via, giusto sarà, per un tempo più o meno lungo, l'assetto che si formerà dopo la guerra43 • Pur senza smentire l'idea dell'autonomia della ragion politica (il fatto che la guerra scoppi non è né morale né immorale), Croce si preoccupa di mantenere fermo un imperativo che è morale e (si può ben dire) categorico: 109

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