Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

poeta), qualsiasi sia la sua personale convinzione, dovrà schierarsi per la patria e le istituzioni cui appartiene. In questa decisione etica la filosofia non deve interferire: essa non può farsi vessillo e le è fatto divieto di diventare «tribuna» di patriottismo. Malgrado tutto, in questa posizione del Croce vige il criterio (il filosofico criterio) della «distinzione» e, sebbene sia stata chiaramente espressa l'intenzione di non farsi filosofo quando si parla di guerra, Croce lascia agire sistematicamente nei suoi giudizi sul presente il suo principio filosofico che distingue il Vero, il Giusto e l'Utile.. La guerra lo inquieta e lo fa dubitare del futuro. Come abbiam visto, la sua stessa identità gli appare «sconvolta» e costretta in tempestosi scenari. L'esperienza di questi anni non lo lascia affatto impassibile. Ma, adesso, per lui, «filosofo», è come se la guerra «non ci fosse». E, come se la guerra non ci fosse, continua nel solco della sua prospettiva teorica la polemica contro la concezione «massonica», contro le utopie socialiste. Vede anzi confermata la visione storicistica della realtà40 e, per giustificare le sue posizioni, attinge con convinzione al suo arsenale filosofico in cui campeggia, come sappiamo, il principio della distinzione delle forme spirituali. In questi anni Croce è ancora ben piantato nel «mondo delle sicurezze»: mesjdées et mes théories sur la politique et sur la guerre se sont formées bien avant cette guerre par la meditation de la politique et de la guerre de tous les ages. Je ne vois pourquoi la nouvelle guerre aurait du les changer41 • Questo brano, tratto da una lettera di rettifica, inviata da Croce alla «Nouvelle Revue», è del febbraio 1917. Siamo nel vivo del conflitto che, per l'Italia, dura quasi da due anni. Croce tiene a precisare che le sue posizioni non sono cambiate, e che non c'è motivo perché la guerra lo 108

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