Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

s1z10ne («chi aspetta dalla filosofia un'indicazione per parteggiare per l'una o per l'altra, non la otterrà mai») ma una esortazione etica, piuttosto, a difendere le istituzioni e le nazioni in cui ci si trova ad essere, perché tutte le «istituzioni hanno un motivo di vero e un lato difendibile, se anche ognuna dovrà morire, per intanto ciascuna deve essere difesa»29 • Così non ci saranno più tentennamenti sterili e l'Italia sarà difesa «dall'italiano, la Francia dal francese, la monarchia da chi sente di vivere della monarchia, la repubblica da chi vive della repubblica»30 • Ognuno sarà chiamato a schierarsi con la propria nazione; la scelta è obbligata: il cittadino dovrà sacrificare i suoi astratti ideali morali di «Giustizia o di Umanità» per dedicarsi, malgrado tutto e suo malgrado, al proprio dovere, alla difesa delle istituzioni cui appartiene: Noi siamo, nella vita, come guarnigioni e sentinelle poste qua e là dallo spirito del mondo: al quale mal serviremo abbandonando i posti che ci ha affidati, per rendergli un omaggio astratto e inerte, a lui non gradito31 • Di fronte alla guerra, che tragicamente chiama l'individuo al proprio dovere, la filosofia deve ritirarsi, mortificare la sua boria, farsi silenziosa e pensierosa. In uno seritto del 1915, Croce spiega la sua posizione di filosofo indicando i compiti della «Critica»: Questa nostra rivista [...] ha continuato le sue indagini storiche, le sue discussioni filosofiche, i suoi giudizi critici, come se la guerra non ci fosse [...] Ci siamo ben guardati dal far di questa rivista, consacrata alla scienza, la tribuna del nostro patriottismo, il diario dei nostri palpiti, delle nostre angosce, delle nostre speranze personali32 • Il filosofo tace sulla guerra, il cittadino agisce obbeden105

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