Il piccolo Hans - anno XVII - n. 67 - autunno 1990

!'«organizzazione civile» e all'«assistenza sociale» non dureranno a lungo per lui e saranno amareggiati da sospetti e attacchi mossi nei suoi confronti dagli ambienti politici napoletani. Croce sarà disgustato da questa breve esperienza cui si era prestato, più che altro, per scrupolo patriottico: «Basta» - scriverà ancora al Casati, da Fiuggi - «al ritorno a Napoli, vedrò di trovarmi qualche compito adatto, che non mi costringa a relazioni con la politica napoletana»20 . I «compiti» che Croce si prescrive saranno tanti e faticosi, più «adatti» alla sua indole di filosofo e di storico. Tra le cose cui si accinge in questo periodo di attesa, tra l'aprile e il maggio del '15, c'è uno scritto autobiografico, il Contributo alla critica di me stesso. Qui il «compito» si delinea meglio: «avevo in disegno un lavoro sullo svolgimento storico del secolo decimonono in quanto vive nelle contraddizioni presenti della nostra civiltà, una storia che desse quasi mano alla praxis»21 . Il ricorso alla storia serve ancora una volta - e mai come adesso - per «dar mano alla praxis», appunto; per comprendere i motivi che hanno fatto precipitare l'Europa verso il conflitto. L'umore con cui Croce si prepara a questa fatica non è sereno: 102 Ma io scrivo queste pagine mentre rugge intorno la guerra, che assai probabilmente investirà anche l'Italia; e questa guerra grandiosa e ancora oscura nei suoi andamenti e nelle sue riposte tendenze, questa guerra che potrà essere seguita da generale irrequietezza o da duro torpore, non si può prevedere quali travagli sarà per darci nel prossimo avvenire e quali doveri ci assegnerà. L'animo rimane sospeso: e l'immagine di sé medesimo, proiettata nel futuro, balena sconvolta come quella riflessa nello specchio d'un'acqua in tempesta22 .

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