Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

nimalità. La «sindrome fly tox» o la mania delle trappole riguardano delle specie morfologicamente lontane dall'umano e sulle quali si sono appuntate le nostre angosce e il nostro sbigottimento davanti all'ignoto13 • Il film Indiana Jones di Stephen Spielberg (1984) offre un buon esempio in questo contesto, perché gli eroi della storia si trovano a più riprese in un brulichio di insetti, di fasmoidi per essere precisi, del tutto inoffensivi, ma indicati come pericolosi a causa del loro aspetto, effettivamente repellente. Consumo dell'insetto Anche in questo caso il consumo ha un ruolo classifica­ . torio. Coloro che mangiano insetti conoscono a fondo le loro caratteristiche e diventano insieme oggetto di ammirazione (sanno sfruttare il loro ambiente) e di disgusto (mangiano qualsiasi cosa). Non c'è da stupirsi se numerosi gruppi umani hanno considerato bestie o sottouomini gli individui che si abbandonano a queste pratiche. Il disgusto è leggibile di riflesso quando il consumo in questione si trova in film o in fumetti, e allora gli insetti scelti sono spesso non commestibili o mangiati senza che siano preparati. Jacques Barrau (1983, 171) ricorda l'importanza degli insetti in quanto fonte di proteine e di grassi animali in molte società e civiltà: «Sapete che una cavalletta è costituita di un 75% di proteine e di un 20% di materie grasse, una termite di un 36% di proteine e di un 44% di materie grasse? Ci sono anche insetti che vengono allevati per nutrirsene; nella Nuova Guinea per esempio i raccoglitori della fecola delle palme Metroxylon abbandonano apposta dei tronchi di Metroxylon perché vi prolifichino le grosse larve di un coleottero Rhynchophorus con cui pre- . parano le loro leccornie». 96

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