Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

co» fisico o comportamentale (cani o cavalli trasformati in tori o che eseguono pratiche tipiche del toro), all'«umanizzazione dell'animale», materiale (scimmie con gli occhiali), comportamentale (portamento eretto, uso di oggetti) o contestuale (risposta a un calcolo o reazione divertente). Bouissac nota anche che gli animali vengono spesso chiamati per nome e che certi circhi presentano mostri o ibridi. Per concludere «di fronte a un'istituzione che mira a mettere in luce le differenze, un'altra si sforza di confonderle». E ciò permette a Bouissac, partendo dalle nozioni di mito e di rito quali sono state elaborate da Lévi-Strauss (1968 e 1971, 596-603), di formulare l'interessante ipotesi di una distribuzione complementare zoo-circo in cui l'ammaestramento degli animali da circo compenserebbe simbolicamente le deficienze della carcerazione zoologica. Proiezioni Nel campo delle proiezioni uomo-animale, si potrebbero contrapporre due discorsi apparentemente contrari. Il primo è quello dei venditori di immagini idilliache e umanizzanti che, come Walt Disney; hanno attribuito (e ancora attribuiscono) agli animali messi in scena atteggiamenti, ragionamenti, attributi, angosce o preoccupazioni decisamente umani. Ci si può chiedere se questa massiccia produzione di percezioni e proiezioni antropocentriche non abbia contribuito ad amplificare l'inquietudine nel nostro spirito. È comunque contemporanea alla progressiva sparizione dei contadini che, secondo Berger (1978, 24), intrattenevano con gli animali dei rapporti familiari e avevano di conseguenza salvato quella saggezza tutta pratica che accompagnava questa familiarità. L'urbanizzazione e l'industrializzazione dell'agricoltura 93

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