Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

considerata una necessità da alcuni, un'inutile crudeltà da altri. L'iniziativa «per l'eliminazione degli escrementi dei cani dal suolo pubblico» pone il problema se conviene punire per rendere responsabili. La problematica giuridica relativa al «cane nel divorzio» mette in rilievo la necessità di legiferare relativamente all'animale per risolvere dei conflitti umani. Quanto alla questione dell'eliminazione dei topi e di altri animali nocivi, tocca alle società e alle leghe per la protezione degli animali fissare la loro scala di valori: quali animali proteggere e fino a che punto, e come convincere o costringere gli umani ad adeguarvisi? Gli argomenti or ora considerati, talmente discussi che è inutile indugiarvi oltre, richiamano altre conseguenze dei nostri ordinamenti moderni. Non abbiamo esagerato con il consumo (lo sfruttamento) materiale dell'animale e limitato in modo altrettanto eccessivo certe forme di espressione e di consumo d'ordine simbolico? Vietando a poco a poco le pratiche apparentemente crudeli (sacrifici, macellazione domestica, combattimenti fra animali o fra uomo e animale), non si rischia di sterilizzare definitivamente il nostro rapporto con la vita animale, relegando nel retroscena tutte le pratiche collegate alla morte? Combattimenti Esaminiamo brevemente due forme di combattimento la cui importanza rituale e simbolica è chiara, tanto è profonda l'impronta culturale che esse delineano. La prima contrappone degli animali (o degli umani tramite animali), la seconda contrappone l'uomo e l'animale. Clifford Geertz (1983,171), in un celebre testo dedicato al combattimento fra galli balinesi, constata che questa pratica implica una profonda identificazione degli uomini col loro gallo (il doppio senso coq = membro virile fun87

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