Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

lunque capo di selvaggina: «Il cacciatore fortunato - si trattava come regola generale di un giovane - invitava nella massima segretezza gli uomini suoi amici per preparare e mangiare la carne della preda. Questo pasto rituale si svolgeva in un luogo appartato fuori dal campo e dalla presenza delle donne. Alla fine del pasto si raccoglievano accuratamente le parti non commestibili della carcassa e se ne faceva un pacco che veniva messo in un albero; e questo nascondiglio non doveva essere violato da nessuno sguardo femminile. Questo trattamento riservato ai resti di una preda inaugurale è simile a quello che le donne, all'insaputa degli uomini, riservavano alla placenta dopo un parto. Il significato di questo rituale è chiaro: viene messo al mondo, cioè instaurato fra il giovane cacciatore e un tipo di selvaggina, un concreto rapporto che ci si augura durevole». Ecco un esempio molto chiaro di interrelazione fra l'idea di scissione (io ti dò la caccia perché non sei mio uguale) e comunicazione (io ti rispetto perché mi sei simile). Diritti dell'animale Quanto esposto precedentemente non raccoglie un consenso in grado di stimolare le iniziative collettive (World Wildlife Fund, Greenpeace, leghe nazionali per la protezione della natura, società protettrici degli animali) o individuali (Franz Weber, Brigitte Bardot) ad avviare o rendere popolare un dibattito sulla protezione della fauna che porti alla questione delle frontiere dell'umanità. Non pare che se ne occupino i giuristi, che dovrebbero pronunciarsi sui diritti degli animali, prevedere articoli di legge miranti ad assicurare la loro protezione o legiferare a proposito di situazioni che li coinvolgano. In un tale contesto l'umanizzazione messa in evidenza dal cimitero d'Asnière fa eco al dibattito sulla vivisezione, 86

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