Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

· della cultura e dell'identità di un gruppo umano. Mangiare o non mangiare certe specie animali è a questo proposito fondamentale7 • L'altro è spesso colui che mangia o non mangia una certa carne, in un certo modo, in certe circostanze. Ci vuol poco per commettere, in questo campo, degli errori relativamente gravi. Un esempio recente riferito in «Le Matin» (Pekmez, 1986) narra di uno scandalo evitato per miracolo al Cairo: 5000 manifesti con un sonaglio di mucca che annunciavano un'esposizione di artigianato svizzero, dovettero essere precipitosamente ritirati dalla circolazione: al disegnatore erano sfuggiti tre maialini posti come decorazione sul collare, sfida malaccorta a una proibizione dell'Islam. Se ne dovette quindi stampare un'altra versione censurata. Mary Douglas, nel suo celebre De la souillure (1971,74), analizzando le prescrizioni alimentari del Deuteronomio e del Levitico, constata che «sono puri solo gli animali. completamente conformi alla loro classe. Le specie impure sono i membri imperfetti della loro classe, o la cui classe è contro lo schema generale dell'universo». Così il porco è escluso dalla tradizione ebraica per il fatto che, non essendo ruminante, si trova in contrasto con la seguente regola: «Ogni bestia che ha il piede unghiato, le unghie fesse, e che rumina, voi potrete mangiarla» (Levitico, XI, citato dalla Douglas, 1971, 62). Questa prescrizione esclude anche il cammello (che non ha lo zoccolo fesso), l'iraccide (piccolo mammifero dell'Africa e dell'Asia minore simile alla marmotta) e la lepre (che non hanno l'unghia fessa). Senza entrare nei particolari di una problematica di cui numerosi studiosi non hanno ancora esaurito la complessità 8, è senza dubbio come segno distintivo di una appartenenza culturale che la proibizione trova oggi il suo significato principale, sia presso gli ebrei che presso i 81

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