Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

Sciamanismo L'esperienza sciamanica, attraverso la quale gli animali appaiono talvolta come messaggeri o intermediari, offre senza dubbio il rapporto più profondo che uno spirito umano possa instaurare con il mondo animale. A questo proposito, partendo da una ricerca condotta presso gli Indiani di Big Trout Lake (linguaggio ojibwa), Emmanuel Desveaux (1986,77) riferisce che, all'alba dell'adolescenza, il bambino è condotto in un luogo appartato della boscaglia. Egli si sistema in solitudine in cima a un grande albero, su una piattaforma che gli Indiani paragonano a un nido d'aquila, e vi dimora per parecchi giorni. Le allucinazioni provocate da questa situazione gli permettono di entrare in contatto con delle entità sovrannaturali (opawakanuk) appartenenti al mondo animato come è percepito dal pensiero indigeno, che nella nostra logica corrispondono agli animali reali, agli animali mitici e alle creature sovrannaturali che frequentano la boscaglia. In seguito a questa iniziazione, il bambino adotta un sistema personale di prescrizioni rituali di fronte alle diverse specie animali (tabù alimentari, trattamento della carne o delle ossa dopo il consumo, tabù verbali). Gli Indiani mantengono per tutta la vita i rapporti instaurati in questa occasione e cercano di crearne altri. Il potere conferito dagli aiutanti sovrannaturali cresce dunque con l'età. Ed è quando i più vecchi perdono le loro capacità di cacciatori che possono aspirare ad esprimere socialmente i loro poteri personali. Desveaux (1986,78) fa anche riferimento a un altro rituale, chiamato kosapashikan («vedere a grande distanza»), identificato dagli antropologi con il termine «tenda tremante»: l'officiante convoca in un rifugio emisferico i suoi opawakanuk e affida loro una qualche missione. Si tratta di un «processo psichico comune a tutti gli individui», che va continuatamente dalla prima iniziazione all'inizio della vecchiaia. 77

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