Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

getale dall'animale senza svuotare completamente le categorie problematiche, tenendo conto dei criteri applicati precedentemente, è stato necessario, nel corso del XIX secolo, creare una specie di «setaccio», di categoria intermedia, la categoria dei protisti, da cui furono poi estratti i batteri (procarioti), oggi opposti a tutti gli altri esseri viventi (eucarioti), ma il cui legame di parentela si può scoprire nei cloropasti e nei mitocondri (elementi vitali delle cellule eucariote)6. In un tale contesto, la creazione di categorie serve essenzialmente, per parafrasare Jacques Goimard (1977, 125), a consacrare la difficoltà di separare. Per Barnes (1980,73) gli animali sarebbero così degli organismi pluricellulari, eterotrofi, dotati di una certa capacità motrice, che si sviluppano da un embrione, e i cui gameti non si formano mai in strutture monocellulari, ma sono piuttosto prodotti da organi sessuali pluricellu� lari o almeno da un insieme di cellule somatiche vicine, definizione che ha il merito di conglobare le spugne e l'uomo e di escludere gli altri organismi viventi (funghi, alghe, vegetali superiori). La differenziazione fra uomo e animale non è affatto più facile da un punto di vista tassonomico. Jacques Goimard (1977, 129), dopo avere esposto le principali ambiguità ad essa relative, riassume il problema in questi termini: «anche la scienza più aggiornata, nonostante le apparenze, non ha completamente rinunciato a isolare una specificità dell'animale che lo opporrebbe al vegetale e soprattutto all'uomo; l'animale, diciamo piuttosto la bestia, si definirebbe come un non-uomo. E su questo punto lo smacco è completo; nessuno dei criteri proposti sta in piedi, salvo, a rigore, quello del portamento eretto, che è il meno metafisico [...] di tutti». Goimard mette in rilievo il fatto che la differenza in questione è essenzialmente di ordine culturale, e forse metafisico, non di ordine biologico. 72

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