Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

del cantone di Berna o della Borgogna. Simoons (1961, 101-2) segnala anche che il cane era consumato in Grecia (ne parlano Ippocrate e Diocles) e nell'Impero romano (ne parla Plinio nella sua Storia Naturale, XXIX, 14). Sembra che sia anche stato consumato in Germania fino all'indomani della seconda guerra mondiale (Pierre Centlivres, comunicazione personale). Presso i Kasina del Burkina-Faso (Alto Volta) è abituale utilizzare il nome dei cani nel quadro di veri e propri dialoghi, sotto forma di commenti, avvertimenti, domande o come strumento d'autodifesa. «Quanto al cane, esso resta al di fuori di questo discorso. Nessun nome fa riferimento al ruolo che esso occupa in seno alla società. E tuttavia il suo ruolo è importante non solo per la caccia o per la guardia, ma anche e soprattutto come materia di sacrificio e parte indispensabile della dote nel matrimonio» (Bonvini, 1985, 126). Questo è notevole nella misura in cui il cane, senza nome proprio, sembra essere al centro della rete di comunicazione Kasina. CLASSIFICAZIONI E RELAZIONI SIMBOLICHE Il quesito «come pensare la bestie» richiama in primo luogo quello che gli è sottostante, «come classificarle». Ogni cultura dà la sua risposta, che determina i rapporti possibili fra l'uomo e le specie che condividono il suo ambiente fisico o simbolico. Si tratta principalmente di mettere il mondo in scatole, di distinguere per agire. Il metodo di classificazione varia secondo il luogo e l'epoca, ma generalmente porta a separare o a raggruppare in insiemi totalizzanti uomini, dei, piante, animali, pietre o spiriti. Senza entrare in particolari, fondamentalmente le scienze naturali non si distinguono molto dalle conoscenze indigene e popolari, e procedono con un «bricolage concettuale» in continua evoluzione. Così, per distinguere il ve71

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