Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

tale opposizione evidenzia soprattutto la presenza del destino umano all'orizzonte del destino animale e l'impossibilità per l'uomo di non pensare all'animale che come alleato o come concorrente. Vi è chiaramente concorrenza per un territorio, uno spazio fisico e psicologico e per delle risorse. Gli animali domestici sarebbero così latori di una minaccia che da lungo tempo gli animali selvaggi non rappresentano più. Negazione del rischio educativo e infantilizzazione Un argomento usato dagli «scettici» è spesso il rapporto fra la diminuzione del numero dei bambini e l'aumento del numero degli animali di compagnia con il sottinteso che insensibilmente gli uni vengono sostituiti dagli altri. «Non potevano avere cani, allora hanno avuto un bambino», diceva Coluche. Fonti diverse stimano che in Svizzera vi siano 400.000 cani e 800.000 gatti (nel 1987), e parecchie di esse danno a confronto il numero dei figli d'età inferiore ai 14 anni4 • Le cifre si corrispondono in effetti in maniera sorprendente: al 1° gennaio 1986 fra i residenti si contavano 402.400 bambini dai dieci ai quattordici anni e 731.500 fino ai nove anni. Nelle loro argomentazioni i difensori dei cani e dei gatti introducono l'opposizione animale/figlio non meno spesso dei loro avversari5 • Ma in che cosa questi «nuovi figli» sarebbero più problematici o attraenti dei «vecchi»? Per Paul Yonnet (1985, 218), gli animali domestici sono anzitutto «come si vorrebbe che fossero i (veri) bambini». E nota che i comportamenti dei proprietari sono permanentei:nente infantilizzanti. «La completa fedeltà al padrone del cane di fronte a questa superprotezione mantiene in lui dei riflessi e dei comportamenti infantili, come per esempio il gioco; la cristallizzazione neotenica è anche 66

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